Vincenzo Petrucci
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Juno

C’era un cielo carico di stelle, la notte tra il 31 luglio e il 1 agosto 1941, a vegliare sulle acque placide e ritmiche del mediterraneo. Il capitano osservava incantato le coste di creta, una linea frastagliata illuminata dalla luna, come un imperituro fulmine orizzontale, carico di promesse. Affacciato dalla prua della sua nave, con la bandiera della Royal Navy che, spinta dal vento, gli accarezzava i capelli, pensava a quante ne avevano passate insieme negli ultimi anni; lui e la sua Juno, il cui nome svettava prepotente sulla fiancata, corroso dalla fatica di anni di navigazione e di battaglie. La seconda guerra mondiale era piombata inaspettata nelle loro vite, in soli tre anni dal lancio della nave il mondo era cambiato e, come sempre, in peggio.

Da giorni la radio non dava segni di vita. Tutti gli ufficiali aspettavano speranzosi l’arrivo di notizie, o di ordini, qualunque cosa li sbloccasse da quella situazione. Il primo ufficiale di coperta si avvicinava a passi svelti. Il comandante distrasse subito lo sguardo dall’orizzonte, allarmato dall’arrivo improvviso del suo secondo in comando. «Comandante, sono a chiederle ufficialmente spiegazioni sul perché il diario di bordo sia fermo al 21 maggio». Le sue parole lo colpirono nell’orgoglio. Qualcuno doveva aver manomesso il diario di bordo. Forse volevano nascondere qualcosa. Il suo senso etico e del dovere non gli aveva mai permesso, in anni di navigazione, di saltare anche un solo giorno il diario di bordo. Il capitano era furente. Il suo cervello, irrorato di sangue, faticava a ragionare in maniera lucida. La realtà di colpo non sembrava più quella a cui era abituato. Alzò lo sguardo e, laddove pochi minuti prima vi era un cielo stellato ora vi era un patina che sfumava le luci e si muoveva in maniera ritmica. L’ancora della sua nave era buttata sul ponte, seguita dalla catena che la teneva ben salda al resto della nave. Si affacciò di nuovo oltre la prua e vide la chiglia adagiata sulla solida sabbia. Si guardò alle spalle e notò la sua nave, spezzata esattamente a metà e capì che la stessa sorte era toccata ai suoi eterni sogni di navigazione.

© 2024 Vincenzo Petrucci